Legionella, l’infezione colpisce anche la Corte d’Appello di Roma
21 Novembre 2014 - Inquinanti e salute - Nessun commento
Porte aperte e rubinetti chiusi: è quello che accade in un edificio colonizzato dalla legionella, il cosiddetto batterio dell’aria condizionata che provoca un’infezione respiratoria che da febbre può trasformarsi in vera e propria polmonite con conseguenze anche mortali.
L’ultimo caso in ordine cronologico è quello della Corte di Appello di Roma, dove la scorsa settimana sono scattate le prime contromisure: dall’aerazione forzata delle aule al divieto di consumo di acqua del rubinetto.
Il batterio Legionella pneumophila si trasmette all’uomo dagli impianti centralizzati di condizionamento dell’aria: il suo habitat ideale sono gli ambienti umidi, tra i 20 e i 45 gradi, che si sviluppano nelle condutture di aerazione o nei serbatoi d’acqua.
La difficile, e in qualche caso addirittura impossibile, manutenzione delle tubature spesso facilita la prolificazione del batterio e l’unica soluzione per sconfiggerlo è spegnere il climatizzatore e cambiare aria. Il contagio avviene mediante l’inalazione di questi microrganismi trasportati negli ambienti chiusi dagli aerosol degli impianti centralizzati di aerazione.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, la legionella è un problema di salute pubblica perché riguarda direttamente gli ambienti dove convivono più persone come ospedali, scuole, aeroporti, piscine e terme dove sono presenti sistemi di trattamento dell’aria.
Di legionella di muore
La legionella o morbo del Legionario è stata battezzata così quasi quarant’anni fa, nel 1976 in seguito a una epidemia scoppiata al raduno della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia con un bilancio di 221 persone infette e 34 morti.
In Italia, negli ultimi sei mesi, si sono verificati diversi casi sia nell’hinterland di Milano che nella provincia di Pesaro e Urbino.